Rassegna stampa
_La Provincia
14.12.2000 |
LETTERE AD ANGELO CURTONI (1)
I TESTI NON RACCONTANO TUTTO L'ORRORE NAZISTA Con la presente mi vorrei riferire a quanto è stato scritto su "La Provincia" dal sig. Nicola Tirapelle, e alle esternazioni sulla revisione dei testi scolastici di storia. Sono d'accordo con lei quando, nel rispondere al sig. Tirapelle, ha scritto che "i lager e le foibe sono solo due modi vergognosi di uccidere", ma ritengo che si debba concedere un'attenuante al sig. Tirapelle, derivante da quanto ora chiarisco. Nella città di Roma e nel resto del Lazio, la Resistenza ebbe breve durata, a causa delle spie e dei collaborazionisti del nazismo. Per pagarli e per mantenere se stessi in Italia, i tedeschi facevano uscire ogni giorno, dalla Zecca di Stato, tonnellate di carta moneta. Per ogni sospetto versavano ai delatori diecimila lire, mentre per ogni partigiano catturato con le armi, la ricompensa variava dalle cento alle duecentomila lire. Quando si pensa che a quei tempi con trentamila lire si poteva comprare un appartamento, si può comprendere da una parte l'enorme numero di spie allettate da questo facile guadagno, dall'altra l'impatto che questa situazione può aver prodotto sulla Resistenza romana che, appena nata, veniva già stroncata. A fine guerra, incredibilmente, risultarono 43.700 esseri umani trucidati nell'ex consolato nazista di Villa Wolkonsky, a Villa Torlonia di Frascati - comando delle Ss, campo di concentramento e Tribunale di Guerra -, a Villa Dusmet di Grottaferrata - comando dei paracadutisti tedeschi -, a Forte Bravetta ed in altre zone del Lazio. Questa era la prassi delle Ss e dei fascisti che collaboravano con loro. Molti di questi assassini, a guerra finita, furono arrestati e consegnati alla giustizia. Subito rilasciati, passeggiavano per le vie di Roma provocando e sfottendo i parenti delle loro stesse vittime. La domanda che le voglio porre è questa: cosa dovrebbe fare una persona che ha visto un figlio innocente ucciso da una spregevole spia, che invece di venir processata e fucilata, ti passa davanti con un sorriso beffardo sulle labbra? Se Roma e dintorni non fossero stati occupati dagli americani, credo che tutti i sotterranei e le catacombe di Roma si sarebbero trasformati in foibe. Invece, noi avevamo fiducia nella giustizia, che però non c'è stata, e per questo, 43.700 esseri umani assassinati non sono stati vendicati. Di chi è allora la colpa se sono sorte le foibe? E' superfluo che le racconti il resto, perché quanto le ho scritto è già abbastanza grave. Ma se questi genocidi fossero stati fedelmente riportati nei testi scolastici di storia, oggi non avremmo uno Storace ed altri insieme a lui, che ne chiedono la revisione. Franco Napoli La Provincia 14.12.2000 |
_La Provincia
05.01.2001 |
LETTERE AD ANGELO CURTONI (2)
I DUE REVISIONISMI La ringrazio per aver pubblicato la mia lettera, tuttavia sento il dovere di precisare che il mio non voleva affatto essere un tentativo di giustificare le foibe. Lei ha detto che il mio è un "revisionismo" al rovescio": in parte è vero, ma bisogna distinguere tra il revisionismo ideologico, qual è quello della destra, che vuole solo strumentalizzare la storia per fini elettorali, e quello critico, dettato dalla necessità di raccontare finalmente, dopo oltre cinquant'anni, la verità sulla nostra storia. Tutti quegli italiani che ignobilmente hanno svolto la funzione di spie al servizio del nazi-fascismo, denunciando e facendo uccidere i loro stessi concittadini, non solo non sono stati puniti, ma a guerra terminata, con il denaro guadagnato, hanno fatto incetta di terreni e palazzi. Quello che desideravamo io e gli altri miei partigiani - molti dei quali ho perso in via Tasso, sul Garda e a Como - non era la vendetta, non le foibe, ma la giustizia, tranne che purtroppo non v'è stata. Volevamo - e io voglio tuttora - che si sappia almeno la verità, o meglio che essa non venga come al solito osteggiata. Purtroppo, non sempre questa è comoda, specialmente in campagna elettorale. E così succede che riguardo alle foibe naziste di Roma, e cioè a tutti i cadaveri trovati nel pozzo di Pietra Lata, nelle fosse di via Lungotevere e sotto la Stazione Termini, è proibito parlare, così com'è stato vietato qualsiasi accertamento, in quanto furono rinvenute nella capitale del cattolicesimo, motivo anche per cui sono stati insabbiati ben novecento fascicoli di criminali di guerra nazi-fascisti nei sotterranei del Tribunale militare di Roma. Fino a quando si continuerà a comportarsi in questo modo, non si potrà avere in Italia una vita politica pacificata. Quale che sia la verità, è giusto che si sappia. Sbagliato è invece strumentalizzare la storia, come fa la destra, a scopi elettorali. Se poi il dire la verità - come da molti anni sto facendo - comporta essere un "revisionista al rovescio", allora lo sono. Franco Napoli La Provincia 05.01.2001 |
_Il Gazzettino
08.07.1997 |
_N FIERA FRANCO NAPOLI PRESENTA "VILLA WOLKONSKY"
UN TESTIMONE SCOMODO Un libro sui retroscena di nazismo e fascismo (di Roberto Brumat) Perché la magistratura militare assolve i criminali nazisti? C'è un ex capo partigiano che non si dà pace e da 50 anni insegue ex nazisti riabilitati; raccoglie dati e interviste per raccontare gli ultimi anni del nazifascismo. Franco Napoli, classe 1919, dopo aver testimoniato al processo Priebke accusando il capitano delle Ss di averlo torturato, ha fatto riaprire il caso dell'omicidio del sindacalista Bruno Buozzi da parte delle Ss di via Tasso a Roma e in questi giorni è in Fiera per parlare delle strane coincidenze e dei segreti di quegli anni. Il suo "Villa Wolkonsky" il consolato germanico di Roma dove vennero torturati e uccisi migliaia di soldati italiani poi sepolti nel parco, è un libro-denuncia così scomodo che Napoli l'ha dovuto pubblicare a proprie spese per evitare qualsiasi censura. Vi si fanno nomi e cognomi (quasi 500 le persone chiamate inc ausa) e si cita una serie di episodi "enigmatici": dalla vicinanza della famiglia Petacci al Papa misteriosamente morto il giorno prima del suo discorso contro il nazifascismo (il medico di Pio XI era il padre di Claretta, con incarichi anche al Ministero degli interni fascista) alla incredibile fuga del re da una Roma controllata dai nazisti, con la colonna di auto sabaude scortata da un ricognitore tedesco; dalla scomparsa dell'oro della Banca d'Italia (tranne il tesoro della Corona) mai arrivato in Germania, alla condanna a morte del duce da parte di almeno 30 missioni fasciste: dai falsi partigiani comandati dal nipote di D'Annunzio. Napoli è un testimone d'eccezione perché è stato a capo delle prime formazioni dei movimenti di liberazione, in contatto con Sandro Pertini e Giuliano Vassalli, indossando in seguito la divisa americana con incarichi del controspionaggio Usa. Nel libro che riproduce documenti e attestazioni, racconta il suo attentato al treno di Mussolini nel marzo del '39 a Locri e il fallito sequestro del duce il 24 dicembre del'44 nei pressi di Garda, ad opera di un suo commando. Racconta anche dei marocchini stupratori giustiziati dai partigiani; di Claretta Petacci spia dei tedeschi; del progetto dei repubblichini di occupare la Svizzera quando i missili tedeschi V2 fossero stati pronti; dell'amante di Mussolini che lo tradiva in Alto Adige con il tenente tedesco che la sorvegliava; di 23 tonnellate di lingotti sequestrati dagli inglesi e dell'oro che un nazista portò a Lisbona; di come Mussolini sia stato respinto per due volte dagli svizzeri mentre tentava di varcare il confine con la famiglia. Secondo Napoli fascisti, nazisti e Vaticano temevano che i documenti che Mussolini portava con sè finissero agli alleati. Ad uccidere il duce sarebbe stata la stessa Petacci assieme a un fascista che oggi vive in Cile con la complicità del battaglione "Lucca" addetto alla sicurezza del fuggiasco: i gioielli della Petacci furono trovati in casa di un italiano collaboratore delle Ss. |
_L'Unità (Roma Mattina/Misteri)
08.07.1997 |
_E Villa Wolkonsky forse fu un altro teatro di un eccidio orribile e mai davvero smentito
C'è un altro terribile mistero nella vicenda dell'occupazione nazista di Roma. Riguarda l'ex consolato nazista di Villa Wolkonsky in Via Ludovico di Savoia (San Giovanni). Nei giorni della battaglia di Porta San Paolo, dopo l'8 settembre 1943, soldati, carabinieri, popolani e alcune formazioni partigiane, si batterono per giorni per evitare l'occupazione di Roma da parte dei paracadutisti nazisti. Una battaglia impari, conclusasi la sera del 10 settembre dopo che, alle 17, il generale Calvi di Bergolo, genero di Vittorio Emanuele ll, aveva concordato la resa con il generale Westphal, capo di stato maggiore di Kesserling. Il patto per Roma "città aperta", garante lo stesso Calvi di Bergolo, di fatto non venne mai onorato. Sin dall'11 settembre, infatti, i tedeschi insediarono postazioni militari, alti comandi, centri per la deportazione di militari e civili e di reclutamento forzato di mano d'opera. Subito, pochi e male armati, i difensori della Capitale vennero o uccisi o presi prigionieri. Due partigiani di una formazione socialista, Franco Napoli e Remo Capitani furono catturati e trasferiti a Villa Wolkonsky insieme a tre ufficiali dei carabinieri e trecento tra civili e soldati. Raccontano Napoli e Capitani che i tre ufficiali vennero immediatamente uccisi e poche ore dopo, nel parco del consolato, vennero trucidati gli altri trecento prigionieri che erano stati costretti a scavarsi una grande fossa. La notizia non ha mai trovato conferma da fonti ufficiali, Napoli sostiene che, ancora qualche anno fa, nel parco della villa poi divenuta rappresentanza consolare inglese, emergevano ancora dal terreno, scavato per nuove costruzioni, resti umani, divise e attrezzi militari. Un fotografo che lo accompagnò nel sopralluogo ha confermato la notizia. Nel dopoguerra, nel parco della villa, non furono mai effettuati scavi di controllo. Anche nel corso del processo contro Priebke e Hass, Napoli ha ripetuto il proprio racconto, ma non è stato creduto. |
_Corriere del Ticino
16.04.1997 |
_"Libertà in cambio della verità"
Ex comandante partigiano su Priebke Testimone scomodo al processo contro l'ex ufficiale delle SS Erich Priebke, Franco Felice Napoli, ex comandante partigiano di 78 anni residente a Chiasso, non è pienamente soddisfatto della sentenza emessa l'altro ieri dal Tribunale militare di Roma. "L'ltalia non è un paese in guerra e la decisione del Tribunale militare, che ho sempre contestato, è credibile fino a un certo punto. Invece di condannare Priebke e Hass sarebbe stato preferibile indurli a diventare dei pentiti, garantendo loro la libertà a condizione che dicessero la verità ad esempio su quanto è avvenuto all'interno dell'ex consolato tedesco di Villa Wolkonsky a Roma (oggi di proprietà britannica), dove i nazisti trucidarono 43.700 persone. Prima dell'8 settembre 1943 le forze militari nella capitale italiana ammontavano a circa 80 mila uomini; 30 mila aderirono alla Repubblica fascista dopo la suddetta data, ma gli altri, che non risultano deportati?". Franco Napoli, che ha scritto "Villa Wolkonsky. Un capitolo di storia mai chiuso", è convinto che dopo mezzo secolo "si continua a mentire sulla realtà storica dell'Italia. Se per il massacro delle Fosse Ardeatine Priebke e Hass si sono difesi asserendo di avere obbedito ad ordini superiori, questa giustificazione non regge per l'uccisione del sindacalista Bruno Buozzi e altre 13 persone sulla via Cassia. Io e quattro altri miei compagni sopravvissuti alle torture inflitteci nel carcere di via Tasso eravamo presenti quando Priebke e Hass fecero portare via Buozzi". Intanto Napoli ha denunciato per diffamazione Giorgio Cavalleri autore del volume "Il custode del carteggio" (tra Mussolini e Churchill) secondo cui il libro "Villa Wolkonsky" è "da valutare con assoluta cautela". Napoli ha comunque vissuto in prima persona il terribile periodo di cui parla. E.G. |
Corriere del Ticino
17.10.1996 |
_Caso Priebke: "Basta coi tribunali militari"
Appello al testimone chiassese torturato dall'ex SS "Non ho fiducia nei tribunali militari e ora l'ex capitano delle SS Erich Priebke dovrebbe essere giudicato da una corte civile. Ma intanto è stato celebrato un processo inutile e costato parecchi soldi al contribuente italiano". È quanto afferma Franco Felice Napoli, I'ex comandante partigiano, autore del libro "Villa Wolkonsky" che vive da anni a Chiasso, uno dei testimoni al primo processo contro il boia delle Fosse Ardeatine." (di ENRICO GIORGETTl) "Vi sono fatti gravi non ancora emersi" afferma Napoli che è stato torturato da Priebke. E a questo proposito l'ex combattente è duro nei confronti del procuratore militare nel processo contro l'ex capitano delle SS, dott. Intelisano; Napoli lo accusa di essersi opposto alla sua testimonianza e che questo comportamento "tendeva a procurare un ingiusto vantaggio alla posizione dell'ex capitano delle SS Priebke". Nel suo esposto inviato anche al Ministro di grazia e giustizia, Napoli ricorda che "nel '43-'44 era al comando di una formazione partigiana di circa 200 uomini i cui ordini venivano emanati anche da Sandro Pertini e Pietro Nenni. Le SS mi cercavano continuamente per la notevole attività della mia formazione e misero addirittura una taglia di 100 milioni di lire sulla mia testa. Venni catturato il giorno 3 aprile 1944 e tradotto nei sotterranei del carcere di Villa Wolkonsky che svolgeva anche le funzioni di Consolato germanico. Il 9 aprile fui condotto da solo nel carcere di via Tasso dove mi torturarono in alternativa i capitani Priebke e Schulz. Le torture più violente mi vennero inferte dal capitano Priebke. I fatti che volevo raccontare al Pubblico ministero militare vennero da me preventivamente scritti presso il notaio Bonetti e registrati nel l988 nella Cancelleria di Stato elvetica e depositati nel 1994 alla SIAE di Roma", dichiara Napoli. Nel suo libro "Villa Wolkonsky", le cui veridicità trova riscontri nel volume il "Tradimento tedesco" di Erich Kuby, parla anche delle riserve d'oro sottratte alla Banca d'Italia. "Nel mio libro ci sono dodici pagine su questo capitolo. Colui che ha prelevato le riserve d'oro è stato Eitel Friedrich Moellhausen, console tedesco a Roma con residenza a Villa Wolkonsky, poi diventato cittadino italiano. Nei suoi riguardi non è mai stata aperta nessuna inchiesta né per i delitti avvenuti dentro il consolato tedesco né per l'oro scomparso". |
_Il Giorno
04.10.1996 |
_Le inquietanti verità di un ex partigiano sui fatti di Dongo
Dal Vaticano partì un ordine Nel libro "Villa Wolkosky" gli intrecci tra Mussolini e Pio XII Il Duce sarebbe stato ucciso per impedire uno scomobo processo (di SERGIO MASCIADRI) MlLANO - "Dopo cunquantanni ho deciso di parlare perchè soprattutto i giovani sappiano" é la motivazione che Franco Napoli, nato nel 1919 in un paesino della Calabria, ha dato al suo ultimo lavoro uscito in questi giorni, "Villa Wolkonsky", in cui vengono proposti spaccati drammatici della sua vita, ma soprattutto episodi e fatti che hanno segnato la storia del nostro Paese durante l'occupazione nazista. Nel 1927 Franco Napoli abitava a Omegna e lì ha vissuto il suo primo e drammatico impatto col fascismo: suo padre, un vecchio socialista, viene ucciso a bastonate e lui, alI'età di appena otto anni è costretto al confino. Nel marzo del 1939 è autore di un attentato al treno che trasporta il Duce in Calabria, ma per un errore l'operazione fallisce. Nel 1941 costituisce il primo nucleo partigiano d'Italia che diventa operativo a Roma e nel Lazio. Viene arrestato due volte e ferocemente torturato dal quel capitano Priebke sul cui operato si è appena concluso un discusso processo davanti alla corte militare di Roma. Nel 1944 entra nel servizio segreto americano della C.I.C. e inviato nella zona del Garda con l'ordine di catturare vivo Mussolini. Da questo passato ricco di tragiche esperienze, nasce il suo libro dove si racconta di fosse comuni nei giardini di Villa Wolkonsky sede, durante gli anni dell'occupazione nazista, dell'ambasciata del Reich, quella stessa villa dove operava il capitano delle SS Priebke e dove era stato portato l'oro prelevato dalla Banca d'ltalia e in seguito, misteriosamente scomparso. Un furto "autorizzato" quello dell'oro che,` secondo Franco Napoli, avrebbe fatto parte degli accordi tra tedeschi e casa Savoia per garantire l'incolumità del re d'ltalia e dei suoi familiari, durante il viaggio che li ha portati fuori dal Paese con l'aiuto di tedeschi. Nel suo libro, Napoli non si limita a registrare fatti di cronaca legati alle azioni criminali nazifasciste ma, con prove e documenti apre una finestra anche sul conportamento del Vaticano che durante la guerra, prima col silenzio poi con le coperture politiche, avrebbe favorito la crescita e l'azione del nazifascismo in Europa e in Italia. Lo fa partendo dal profilo di due papi: Pio Xl e il suo sucessore Pio XII. Racconta come Papa Ratti dichiaratamente antifascista, nel 1939 di fronte all'imminenza del conflitto prepara un discorso contro i fautori della guerra, ma la sua improvvisa morte gli impedisce di renderlo pubblico. A lui succede Eugenio Pacelli che assume il nome di Pio XII, un uomo con alle spalle un passato di Nunzio apostolico a Berlino negli anni in cui si affermava il nazismo poi, I'alta carica di Camerlengo della Santa Chiesa, ma soprattutto la completa fiducia di Hitler e di Mussolini, una fiducia subito ricambiata con la non pubblicazione del discorso contro la guerra, preparato da Papa Ratti. Con Pio Xll comincia una graduale compromissione della Chiesa con la politica nazifascista e Franco Napoli sostiene che, sulle sponde del lago di Como, in quelle bollenti giornate dell'Aprile 1945, oltre ad agenti inglesi e americani, a dare la caccia a Mussolini vi erano soprattutto uomini inviati dal Vaticano con I'ordine di "bloccare" il Duce prima che potesse finire nelle mani degli Alleati. Una decisione dettatta dal timore che un processo a Mussolini avrebbe potuto rivelare le compromissioni del Vaticano coi vertici del nazifascismo. Sul Lario, il 28 di Aprile del 1945 viene segnalata la presenza del brigatista nero Marioo Ferone legato al Vaticano che, vestito da prete e accompagnato da una donna, forse la stessa Petacci, è alla ricerca di Mussolini non certo per favorgli la fuga. E mentre Franco Napoli con alcuni suoi uomini viene inviato dagli americani a Ponte Chiasso per arrestare il Duce che, secondo le informazioni dei servizi segreti, proprio da lì avrebbe dovuto tentare la fuga in Svizzera, a Musso viene fermata la colonna tedesca con nascosto in un camion il capo del fascismo italiano. Mussolini viene consegnato al parroco di Musso, entra in chiesa, come alcuni testimoni ancora oggi confermano, e da quel momento sui suoi ultimi attimi di vita cala il più fitto mistero. Franco Napoli avvertito dai suoi uomini che Mussolini era stato preso a Musso, fa ritorno a Milano dove incontra Sandro Pertini per metterlo al corrente dell'accaduto e la risposta che ottiene, si legge nel libro, "coincide con quella fornitami dai servizi segreti americani: dovevanmo rinunciare a catturare Mussolini perché altri lo avevano già arrestato e lo stavano portando a Milano". Era il 28 aprile del 1945. il sospetto che Mussolini fosse stato ucciso per ordine del Vaticano, aggiunge un'altra ombra a una vicenda di cui forse mai riusciremo ad avere una risposta e definitiva. |
_Corriere del Ticino
12.08.1996 |
_Partigiano chiassese denuncia
Esposto di Franco Napoli, ex combattente residente nella città di confine, contro il procuratore militare del processo Priebke L'ex-comandante partigiano Franco Napoli, residente a Chiasso, ha denunciato alla Procura generale presso la Corte d'appello di Roma, alla Corte di appello militare, al Ministero della giustizia e della difesa tramite il suo avvocato il procuratore militare (PM) Antonino Intelisano, pubblico accusatore al processo contro l'ex capitano delle SS, Erich Priebke, dichiarato colpevole ma non punibile, perché il reato è considerato prescritto, per l'uccisione di 335 persone alle Fosse Ardeatine di Roma il 24 marzo 1944. (di ENRICO GIORGETTI) Secondo Napoli - chiamato a testimoniare al processo Priebke - il PM avrebbe bloccato la pratica riguardante un altro massacro compiuto su ordine di Priebke, dalle truppe tedesche in ritirata verso nord, il 4 giugno 1944. "Quel giorno, in località "La Storta", sulla via Cassia, vennero assassinati 14 prigionieri prelevati dal carcere di via Tasso a Roma, tra cui il sindacalista Bruno Buozzi, i cui familiari hanno presentato denuncia ad un tribunale civile, non nutrendo più fiducia nella giustizia militare. Sono stato testimone di quei fatti e mi sono salvato soltanto perché ero ferito su una barella e il secondo camion che doveva prelevarci venne requisito dai soldati tedeschi in fuga", racconta Napoli. "Attualmente sto cercando dei miei partigiani di cui uno di Perugia e un altro di Roma sembrano certi di aver riconosciuto Priebke quando era a Farneta (Lucca), dove vennero impiccate col filo spinato 34 persone tra cui undici sacerdoti certosini del santuario. Tra questi vi erano anche tre religiosi svizzeri. L'orrendo massacro venne compiuto dai tedeschi dopo che per un mese erano stati nutriti con latte e formaggio proprio nella certosa", spiega Napoli. Che nel suo libro "Villa Wolkonsky, 1943-1988, il lager nazista di Roma, un capitolo di storia mai chiuso" - di cui è appena uscita la seconda ristampa ancora più ricca di documenti - cita anche il nome Priebke: "Il peggiore dei torturatori di via Tasso era un capitano che noi chiamavamo "Brebe" e che poi venimmo a sapere chiamarsi Erich Priebke, che si divertiva a colpire il ventre delle vittime con il pugno di ferro e uno staffile imbottito di piombo". Napoli, seviziato dai nazisti nella prigione di via Tasso, narra nel suo libro un altro episodio accaduto il 27 maggio 1944: "Ritrovai accanto a me il mio compagno di cella, il maggiore dell'esercito Costanzo Ebart. Era in agonia: il capitano delle SS Erich Priebke lo aveva massacrato con il pugno di ferro, colpendolo per diverse ore, spappolandogli il ventre e provocandogli una forte emorragia interna. Tant'è vero che Ebart venne finito quando già era in coma ed in seguito sotterrato a Forte Bravetta". Lapidario il parere di Franco Napoli sulla sentenza Priebke: "Solo in Italia i nazisti colpevoli di gravi delitti non vengono puniti. I nazisti che operarono in Italia non sono responsabili solo dell'eccidio alle Fosse Ardeatine, ma anche di aver trucidato dentro l'ex consolato tedesco di Villa Wolkonsky (oggi di proprietà britannica) migliaia - potrebbero essere 43.700 - di persone. I sotterranei dell'edificio fin dal 1939 furono adibiti a carcere nazista e solo nel 1988 io, personalmente, insieme ad altri ho potuto indicare alcune fosse comuni. Prima dell'8 settembre 1943 le forze militari a Roma ammontavano a circa ottantamila uomini, trentamila di questi aderirono alla Repubblica fascista dopo la suddetta data, ma che fine hanno fatto gli altri che non risultano deportati?". Un documento del Comune di Roma afferma che "per il '43-'44-'45 esistono 17 volumi di defunti per un totale di 43.700 deceduti. |
Corriere del Ticino
26.06.1996 |
_Torturato da Priebke
Vive a Chiasso Autore di un libro sul lager di Roma: Villa Wolkonsky "Erich Priebke (ndr. I'ex ufficiale delle SS sotto processo a Roma per il massacro delle Fosse Ardeatine) mi ha torturato per nove settimane tra l'aprile e il maggio del 1944. Usava il pugno di ferro e con quello mi procurò una lesione alla parte sinistra del cervello, causandomi tra l'altro la perdita permanente della vista da quella parte. Mi bruciò i genitali e mi strappò le unghie dei piedi. Poiché non cedevo, mi portò davanti mia madre completamente nuda e sanguinante. Venni condannato alla fucilazione ma i nazisti incorsero in uno scambio di persona e al mio posto fu immolato un soldato inglese". (di ENRICO GIORGETTI) È quanto racconta Franco Felice Napoli - nato in Calabria nel 1919 che fu capo partigiano e membro del servizio segreto americano - che dal 1988 risiede a Chiasso. Quest'uomo ha scritto un libro che nessuno gli ha voluto pubblicare. È intitolato "Villa Wolkonski, il lager nazista di Roma, un capitolo di storia mai chiuso": sarà presentato domani, giovedì 27 giugno, alle 20.45, alla Libreria Voltiana di Como. È il frutto di otto anni di lavoro, in pratica da quando Napoli è giunto in Ticino, ed è stato stampato a spese dell'autore dopo che gli editori ai quali si era rivolto gli avevano consigliato di eliminare alcune parti importanti perchè scomode dal punto di vista politico. ll ricavato del libro, ci spiega, andrà a beneficio dei partigiani della Resistenza sopravvissuti che, dopo essere stati torturati dai nazisti, compirono incredibili missioni al Nord nelle zone ancora occupate dal nemico, veri eroi rimasti sconosciuti, oggi confrontati con gravi problemi di salute a causa delle vicissitudini subite ed ormai dimenticati dallo Stato italiano al quale procurarono la libertà". Lo stesso Napoli non percepisce né la pensione d'invalidità né quella da partigiano. Un uomo probabilmente troppo scomodo che nel volume di 256 pagine ricco di documenti e foto, squarcia il velo su eventi tragici che hanno caratterizzato la Seconda guerra mondiale. Quando parla, Napoli è un fiume in piena. Dalle sue accuse si salvano in pochi. Tra questi Sandro Pertini: "Pertini non voleva che il Duce fosse ucciso; voleva che venisse catturato vivo in vista di un regolare processo in cui sarebbero emerse tutte le verità. Mussolini fu eliminato dai "suoi". Fu una catena di tradimenti. Claretta Petacci era una spia ai danni di Mussolini e al servizio dei tedeschi, come risulta anche dai rapporti dei servizi segreti elvetici. Al Vaticano la morte di Mussolini poteva far comodo: troppi contatti precedenti con la Germania di Hitler avevano compromesso irrimediabilmente la Santa Sede e Mussolini avrebbe potuto parlare. E aggiungo: a fucilare Mussolini furono Mario Feroni, tuttora vivente in Sud America, aiutato da Francesco Seguino, di cui ignoro se sia ancora vivo. Costoro poterono contare sull'appoggio di Karl Wolff, che era capo delle SS. Singolare il fatto che Wolff abbia avuto un colloquio segreto in Vaticano pochi giorni prima che la capitale fosse "liberata", come osserva Arrigo Petacco in "Storia bugiarda" (Ed. Laterza). Sconcertante è che in piena guerra (ottobre '43). i tedeschi vendettero agli inglesi - penso con la meditazione del Vatticano - ll loro consolato a Roma, che aveva sede in "Villa Wolkonsky". Nei giardini di questa villa erano stati sepolti i resti delle 43.700 persone fatte sparire e assassinate dentro i sotterranei segreti dell'ambasciata e poi cremati sul posto. L'ho scoperto nel 1995, dopo anni di ricerche. Nazisti e fascisti uccisero, nei nove mesi di occupazione di Roma, 43.700 esseri umani" afferma Napoli. Sconvolgente. Un uomo da ascoltare, un libro da leggere. Per non dimenticare e far sì che non accada mai più. |