_LA FALSA FUGA DEI REALI DI CASA SAVOIA CHE BARATTARONO LA LORO DINASTIA CON LE RISERVE D'ORO DELLA BANCA D'ITALIA
Per il nazifascismo la sorte della guerra si era ormai capovolta. Con la sconfitta in Africa e con lo sbarco degli Alleati in Italia, i diplomatici nazisti e i loro collaboratori italiani capirono che la guerra era ormai perduta. Decisero dunque di mutare atteggiamento, accordandosi con i nemici per salvare la propria pelle e per accumulare più ricchezze possibili. Si suppone che tale accordo, che vedeva nazisti e reali di Casa Savoia da una parte, ed inglesi dall'altra, forse con l'incredibile e sconcertante mediazione del Vaticano, abbia risolto la questione. Gli eccidi perpetrati nel consolato tedesco chiamato Villa Wolkonsky ed in altre zone del Lazio furono infatti messi a tacere, e i loro autori poterono salvare la propria vita e soprattutto sfuggire alla responsabilità per i delitti commessi sul territorio italiano. Un accordo che convenne anche ai reali di Casa Savoia, che in questo modo poterono evitare di essere giustiziati dai tedeschi per alto tradimento.
Non sappiamo di preciso come venne siglato questo vile baratto né chi furono i mediatori del Vaticano, ma ecco la narrazione di alcuni eventi molto strani, che non si possono considerare solo semplici ipotesi, perché i fatti, le circostanze, i documenti, e le testimonianze, ne offrono un'implicita conferma.
6 SETTEMBRE 1943
Venne deciso di non consegnare Mussolini alla marina alleata sull'isola della Maddalena, come era stato programmato, ma di riportarlo indietro e rinchiuderlo in un albergo sul Gran Sasso. Si deve credere che il Duce avesse nascosto da qualche parte documenti molto importanti che avrebbero compromesso senza equivoci i Savoia ed i nazisti, e si suppone che fosse in suo possesso anche il carteggio sui rapporti fra Vaticano e III Reich, compresi quelli sul mistero della morte di papa Ratti. Per questi motivi era stato ritenuto opportuno che Mussolini non cadesse nelle mani degli Alleati, e venne così deciso di annullare la sua consegna. Obiettivo: riportarlo indietro, recuperare i documenti e poi ucciderlo.
8 SETTEMBRE 1943
Ore 19.45: Badoglio annunciò l'armistizio con gli Alleati. Ore 21.00: dopo aver annunciato l'armistizio, Badoglio e il Re si incontrarono a Villa Savoia con Rahn, Moellhausen e Wolff.
Non si sa nulla di questo misterioso incontro, ma si può ipotizzare (fra tanti fatti indecisi) che i nazisti non avrebbero fatto partire il corteo reale se non avessero avuto una forte garanzia per la consegna delle riserve d'oro della Banca d'Italia. Ma come poi si è visto, anche questo ostacolo venne facilmente superato.
A garanzia del rispetto dei patti fra Reali di Casa Savoia e tedeschi, il Re lasciò a Roma il Generale Calvi di Bergolo, suo genero.
10 SETTEMBRE 1943
ORE 6.30: Il corteo reale, composto da 200 persone tra generali, diplomatici e camerieri, s'imbarcò dal molo di Ortona diretto al Sud d'Italia, già liberato dagli Alleati.
Contemporaneamente, nello stesso giorno e alla stessa ora, l'esercito tedesco si mosse da Frascati per occupare Roma, con l'assoluta certezza che i Savoia si trovassero ormai al sicuro.
La domanda che dunque sorge spontanea è: "come mai avvenne solo a Roma l'attacco lanciato il 10 Settembre, mentre nel resto d'Italia e nelle isole l'ora x scattò il giorno stesso dell'armistizio, e cioè l'8 Settembre?" La risposta è che il Re, suo figlio Umberto di Savoia, Badoglio, ecc. non sono mai fuggiti, e che si trattò solo di una abile messinscena che faceva parte di un vile baratto con i nazisti.
17 SETTEMBRE 1943
Calvi di Bergolo, genero di quel Re che aveva barattato la propria dinastia e la propria salvezza con le riserve d'oro della Banca d'Italia, tradendo vigliaccamente sia il suo esercito (che viceversa si fece trucidare senza sapere di essere stato abbandonato), sia il popolo italiano, ordinò al Governatore della Banca d'Italia, Vincenzo Azzolini, di consegnare tutte le riserve auree e diversi milioni in valuta straniera (in particolare dollari e sterline) al Console Eitel Friedrich Moellhausen.
Si venne a sapere che le riserve della Banca d'Italia erano costituite da 210 tonnellate d'oro, compreso quello dell'Albania e della Jugoslavia. Quando Moellhausen arrivò a prelevarlo, d'accordo con Calvi di Bergolo e con qualche impiegato della Banca di fede fascista, le tonnellate diventarono però chilogrammi, e da 210 si ridussero a 117. Come è noto, i tedeschi portarono via anche diversi milioni (di allora) in valuta straniera: dollari, sterline, franchi francesi, franchi svizzeri, rubli, marchi, ecc. Solo i dollari erano sei milioni, depositati dentro al caveau, ma dopo la razzia del nazista Moellhausen diventarono due milioni. La guerra non era ancora finita e i giornali italiani scrivevano un cumulo di fantasie: "L'oro della Banca è stato trovato", oppure, "E' finito in Germania, a Fortezza, a Milano, nascosto sotto il Monte Serrate", ecc., tutta un'opera debitamente orchestrata e fatta circolare dai potenti protettori dei criminali nazisti, che uniti spogliarono l'Italia.
Per il nazifascismo la sorte della guerra si era ormai capovolta. Con la sconfitta in Africa e con lo sbarco degli Alleati in Italia, i diplomatici nazisti e i loro collaboratori italiani capirono che la guerra era ormai perduta. Decisero dunque di mutare atteggiamento, accordandosi con i nemici per salvare la propria pelle e per accumulare più ricchezze possibili. Si suppone che tale accordo, che vedeva nazisti e reali di Casa Savoia da una parte, ed inglesi dall'altra, forse con l'incredibile e sconcertante mediazione del Vaticano, abbia risolto la questione. Gli eccidi perpetrati nel consolato tedesco chiamato Villa Wolkonsky ed in altre zone del Lazio furono infatti messi a tacere, e i loro autori poterono salvare la propria vita e soprattutto sfuggire alla responsabilità per i delitti commessi sul territorio italiano. Un accordo che convenne anche ai reali di Casa Savoia, che in questo modo poterono evitare di essere giustiziati dai tedeschi per alto tradimento.
Non sappiamo di preciso come venne siglato questo vile baratto né chi furono i mediatori del Vaticano, ma ecco la narrazione di alcuni eventi molto strani, che non si possono considerare solo semplici ipotesi, perché i fatti, le circostanze, i documenti, e le testimonianze, ne offrono un'implicita conferma.
6 SETTEMBRE 1943
Venne deciso di non consegnare Mussolini alla marina alleata sull'isola della Maddalena, come era stato programmato, ma di riportarlo indietro e rinchiuderlo in un albergo sul Gran Sasso. Si deve credere che il Duce avesse nascosto da qualche parte documenti molto importanti che avrebbero compromesso senza equivoci i Savoia ed i nazisti, e si suppone che fosse in suo possesso anche il carteggio sui rapporti fra Vaticano e III Reich, compresi quelli sul mistero della morte di papa Ratti. Per questi motivi era stato ritenuto opportuno che Mussolini non cadesse nelle mani degli Alleati, e venne così deciso di annullare la sua consegna. Obiettivo: riportarlo indietro, recuperare i documenti e poi ucciderlo.
8 SETTEMBRE 1943
Ore 19.45: Badoglio annunciò l'armistizio con gli Alleati. Ore 21.00: dopo aver annunciato l'armistizio, Badoglio e il Re si incontrarono a Villa Savoia con Rahn, Moellhausen e Wolff.
Non si sa nulla di questo misterioso incontro, ma si può ipotizzare (fra tanti fatti indecisi) che i nazisti non avrebbero fatto partire il corteo reale se non avessero avuto una forte garanzia per la consegna delle riserve d'oro della Banca d'Italia. Ma come poi si è visto, anche questo ostacolo venne facilmente superato.
A garanzia del rispetto dei patti fra Reali di Casa Savoia e tedeschi, il Re lasciò a Roma il Generale Calvi di Bergolo, suo genero.
10 SETTEMBRE 1943
ORE 6.30: Il corteo reale, composto da 200 persone tra generali, diplomatici e camerieri, s'imbarcò dal molo di Ortona diretto al Sud d'Italia, già liberato dagli Alleati.
Contemporaneamente, nello stesso giorno e alla stessa ora, l'esercito tedesco si mosse da Frascati per occupare Roma, con l'assoluta certezza che i Savoia si trovassero ormai al sicuro.
La domanda che dunque sorge spontanea è: "come mai avvenne solo a Roma l'attacco lanciato il 10 Settembre, mentre nel resto d'Italia e nelle isole l'ora x scattò il giorno stesso dell'armistizio, e cioè l'8 Settembre?" La risposta è che il Re, suo figlio Umberto di Savoia, Badoglio, ecc. non sono mai fuggiti, e che si trattò solo di una abile messinscena che faceva parte di un vile baratto con i nazisti.
17 SETTEMBRE 1943
Calvi di Bergolo, genero di quel Re che aveva barattato la propria dinastia e la propria salvezza con le riserve d'oro della Banca d'Italia, tradendo vigliaccamente sia il suo esercito (che viceversa si fece trucidare senza sapere di essere stato abbandonato), sia il popolo italiano, ordinò al Governatore della Banca d'Italia, Vincenzo Azzolini, di consegnare tutte le riserve auree e diversi milioni in valuta straniera (in particolare dollari e sterline) al Console Eitel Friedrich Moellhausen.
Si venne a sapere che le riserve della Banca d'Italia erano costituite da 210 tonnellate d'oro, compreso quello dell'Albania e della Jugoslavia. Quando Moellhausen arrivò a prelevarlo, d'accordo con Calvi di Bergolo e con qualche impiegato della Banca di fede fascista, le tonnellate diventarono però chilogrammi, e da 210 si ridussero a 117. Come è noto, i tedeschi portarono via anche diversi milioni (di allora) in valuta straniera: dollari, sterline, franchi francesi, franchi svizzeri, rubli, marchi, ecc. Solo i dollari erano sei milioni, depositati dentro al caveau, ma dopo la razzia del nazista Moellhausen diventarono due milioni. La guerra non era ancora finita e i giornali italiani scrivevano un cumulo di fantasie: "L'oro della Banca è stato trovato", oppure, "E' finito in Germania, a Fortezza, a Milano, nascosto sotto il Monte Serrate", ecc., tutta un'opera debitamente orchestrata e fatta circolare dai potenti protettori dei criminali nazisti, che uniti spogliarono l'Italia.