_LUGLIO 1988: SU AUTORIZZAZIONE DELL'AMBASCIATA BRITANNICA, L'AUTORE DEL LIBRO SI RECA A VILLA WOLKONSKY AD INDICARE LE FOSSE COMUNI.
MORTE MISTERIOSA DEL CRIMINALE NAZISTA E TRAFUGATORE DELL'ORO DELLA BANCA D'ITALIA, MOELLHAUSEN
Il giorno 23 Maggio 1988, l'Ambasciata Britannica autorizza l'autore del libro-denuncia VILLA WOLKONSKY, a recarsi nella sede dell'ex consolato tedesco per indicare le fosse dove erano ancora sepolti gli eroi italiani, soldati, ufficiali e civili fatti prigionieri e trucidati dai tedeschi mentre difendevano Roma. Egli avrebbe però dovuto attenersi rigorosamente agli ordini degli inglesi: non poteva assolutamente provvedere a fare effettuare scavi per riesumare le salme. Era il 1988 e quelle vittime del nazismo dovevano rimanere ancora senza un nome, come quelle riesumate in precedenza dagli inglesi. È per questo, e per evitare che le ultime prove sparissero del tutto, che è stata indicata solo qualche fossa e non si è nemmeno riferito delle altre numerose vittime che furono murate dalle SS dentro a due enormi grotte nel sottosuolo. Era chiaro che lo scopo dell'Ambasciata britannica era quello di far loro indicare le fosse comuni e poi scaricarli. E le salme riesumate Dio solo sa come sono finite, forse squagliate negli acidi di quei forni sparsi nel grande giardino. Tra l'altro, questi morti non facevano parte di quelli già noti (43.700), recuperati tutti senza nessuna identità (documenti 13-14; si vedano anche le fotografie e i documenti del libro Villa Wolkonsky, pagg.: 225-235).
Mentre avvenivano questi fatti a Villa Wolkonsky, uno degli assassini, Moellhausen, morì improvvisamente. Qualcuno lo avvertì di quello che stava avvenendo dentro l'ex-consolato tedesco, e forse si sarà suicidato per salvare dalla vergogna i suoi familiari e le ricchezze accumulate durante la guerra.
Dopo aver indicato in parte agli inglesi le fosse comuni nel comprensorio di Villa Wolkonsky, era ferma intenzione dell'autore del libro-denuncia ottenere una seduta stampa, e provvedere immediatamente a denunciare il Console Moellhausen all'autorità giudiziaria. Ma con la scomparsa di quest'ultimo venne a mancare l'ultimo anello importante per scoprire la dinamica criminale dei nazisti, che fecero sparire nel Lazio oltre 40 mila esseri umani. Venne a mancare anche la verità sulla scomparsa dei lingotti d'oro della Banca d'Italia e di diversi milioni di valuta straniera.
La rivista "CONCRETEZZA" di Giulio Andreotti - che lancia sempre il sasso e poi nasconde la mano - invece di affermare che fu il console Moellhausen a rubare l'oro della Banca, avrebbe dovuto piuttosto far onestamente scrivere: "Mettete in galera quel ladro e assassino". Ma il nazista, fortemente protetto, non poteva essere arrestato, altrimenti molti intoccabili italiani avrebbero dovuto ottenere lo stesso trattamento. E così Moellhausen veniva dipinto in Italia come una brava persona, che aveva cercato di aiutare gli ebrei.
A differenza della pubblicità in favore dell'ex console da parte di giornali e riviste italiane, ecco come viene dipinto Moellhausen dallo scrittore e storico tedesco Erich Kuby: "Il Console Moellhausen, il quale si maschera da campione del gioco leale innamorato dell'Italia, ma di cui gli italiani non stentano a riconoscere la doppiezza, perché come consigliere politico di Rahn esercita un influsso tutt'altro che trascurabile sul 'sistema tedesco' e perciò è temuto non meno di tutti gli altri" (Erich Kuby, cit., pag. 357).
Nel medesimo libro (pag. 267) si legge: "Nella stupenda Villa Wolkonsky, nei campi da tennis chiudevano i cittadini romani caduti in sospetto". Lo scrittore tedesco è stato molto cauto, tuttavia, fu l'unico, non solo in Italia ma in tutto il mondo, a riferire nel suo libro che i prigionieri romani venivano chiusi dentro al campo da tennis. Sarebbe stato però più onesto se avesse detto anche il resto, e cioè "poi uccisi". Non sappiamo come questo scrittore l'abbia saputo, siamo a conoscenza però che diversi criminali delle SS, dopo essere rientrati in Germania, si sono vantati di aver ucciso dei prigionieri a Villa Wolkonsky. Uno di questi è l'ex Capitano delle Schutzstaffeln, Hans Clemens, che spesso si lodava di aver punito i soldati e gli ufficiali italiani con un colpo alla nuca, dopo aver ordinato loro di scavare il proprio sepolcro a Villa Wolkonsky.
MORTE MISTERIOSA DEL CRIMINALE NAZISTA E TRAFUGATORE DELL'ORO DELLA BANCA D'ITALIA, MOELLHAUSEN
Il giorno 23 Maggio 1988, l'Ambasciata Britannica autorizza l'autore del libro-denuncia VILLA WOLKONSKY, a recarsi nella sede dell'ex consolato tedesco per indicare le fosse dove erano ancora sepolti gli eroi italiani, soldati, ufficiali e civili fatti prigionieri e trucidati dai tedeschi mentre difendevano Roma. Egli avrebbe però dovuto attenersi rigorosamente agli ordini degli inglesi: non poteva assolutamente provvedere a fare effettuare scavi per riesumare le salme. Era il 1988 e quelle vittime del nazismo dovevano rimanere ancora senza un nome, come quelle riesumate in precedenza dagli inglesi. È per questo, e per evitare che le ultime prove sparissero del tutto, che è stata indicata solo qualche fossa e non si è nemmeno riferito delle altre numerose vittime che furono murate dalle SS dentro a due enormi grotte nel sottosuolo. Era chiaro che lo scopo dell'Ambasciata britannica era quello di far loro indicare le fosse comuni e poi scaricarli. E le salme riesumate Dio solo sa come sono finite, forse squagliate negli acidi di quei forni sparsi nel grande giardino. Tra l'altro, questi morti non facevano parte di quelli già noti (43.700), recuperati tutti senza nessuna identità (documenti 13-14; si vedano anche le fotografie e i documenti del libro Villa Wolkonsky, pagg.: 225-235).
Mentre avvenivano questi fatti a Villa Wolkonsky, uno degli assassini, Moellhausen, morì improvvisamente. Qualcuno lo avvertì di quello che stava avvenendo dentro l'ex-consolato tedesco, e forse si sarà suicidato per salvare dalla vergogna i suoi familiari e le ricchezze accumulate durante la guerra.
Dopo aver indicato in parte agli inglesi le fosse comuni nel comprensorio di Villa Wolkonsky, era ferma intenzione dell'autore del libro-denuncia ottenere una seduta stampa, e provvedere immediatamente a denunciare il Console Moellhausen all'autorità giudiziaria. Ma con la scomparsa di quest'ultimo venne a mancare l'ultimo anello importante per scoprire la dinamica criminale dei nazisti, che fecero sparire nel Lazio oltre 40 mila esseri umani. Venne a mancare anche la verità sulla scomparsa dei lingotti d'oro della Banca d'Italia e di diversi milioni di valuta straniera.
La rivista "CONCRETEZZA" di Giulio Andreotti - che lancia sempre il sasso e poi nasconde la mano - invece di affermare che fu il console Moellhausen a rubare l'oro della Banca, avrebbe dovuto piuttosto far onestamente scrivere: "Mettete in galera quel ladro e assassino". Ma il nazista, fortemente protetto, non poteva essere arrestato, altrimenti molti intoccabili italiani avrebbero dovuto ottenere lo stesso trattamento. E così Moellhausen veniva dipinto in Italia come una brava persona, che aveva cercato di aiutare gli ebrei.
A differenza della pubblicità in favore dell'ex console da parte di giornali e riviste italiane, ecco come viene dipinto Moellhausen dallo scrittore e storico tedesco Erich Kuby: "Il Console Moellhausen, il quale si maschera da campione del gioco leale innamorato dell'Italia, ma di cui gli italiani non stentano a riconoscere la doppiezza, perché come consigliere politico di Rahn esercita un influsso tutt'altro che trascurabile sul 'sistema tedesco' e perciò è temuto non meno di tutti gli altri" (Erich Kuby, cit., pag. 357).
Nel medesimo libro (pag. 267) si legge: "Nella stupenda Villa Wolkonsky, nei campi da tennis chiudevano i cittadini romani caduti in sospetto". Lo scrittore tedesco è stato molto cauto, tuttavia, fu l'unico, non solo in Italia ma in tutto il mondo, a riferire nel suo libro che i prigionieri romani venivano chiusi dentro al campo da tennis. Sarebbe stato però più onesto se avesse detto anche il resto, e cioè "poi uccisi". Non sappiamo come questo scrittore l'abbia saputo, siamo a conoscenza però che diversi criminali delle SS, dopo essere rientrati in Germania, si sono vantati di aver ucciso dei prigionieri a Villa Wolkonsky. Uno di questi è l'ex Capitano delle Schutzstaffeln, Hans Clemens, che spesso si lodava di aver punito i soldati e gli ufficiali italiani con un colpo alla nuca, dopo aver ordinato loro di scavare il proprio sepolcro a Villa Wolkonsky.