_SVIZZERA - MARZO/APRILE 1945: IL MISTERIOSO ACCORDO SEGRETO TRA IL CAPO DELLE SS, KARL WOLFF, E QUELLO DELL'OSS, ALLEN DULLES, PER LA RESA DELL'ESERCITO TEDESCO IN ITALIA
SVIZZERA - MARZO/APRILE 1945: RESA ESERCITO TEDESCO IN ITALIA
Il giorno 19 aprile 1945 si conclusero gli accordi segreti per la resa dell'esercito nazista in Italia, tra il generale delle SS Karl Wolff e il capo dei servizi segreti dell'OSS Allen Dulles, con mediatori italiani e svizzeri. Le trattative furono discusse e concluse ad Ascona, vicino alla frontiera Italo-Svizzera. Tuttavia, il primo incontro fra Wolff e Dulles avvenne stranamente il giorno 8 marzo a Zurigo, ove in precedenza erano state spedite da Moellhausen 30 tonnellate d'oro zecchino sottratte alla Banca d'Italia. Data la diffidenza di Dulles verso Wolff, il generale delle SS presentò alcuni notabili italiani che si erano fatti garanti della buona intenzione della resa dell'esercito tedesco: un importante sacerdote inviato da papa Pacelli, la vedova del duca D'Aosta, ed incredibilmente, il generale Calvi di Bergolo, genero del Re, che dette l'ordine alla Banca d'Italia di consegnare le riserve d'oro ai nazisti.
Altre garanzie date da Wolff furono di aver conservato per il re d'Italia la sua collezione di monete antiche dal valore di oltre cento milioni di franchi svizzeri in oro, e di aver concentrato 350 prigionieri Alleati a Mantova in modo che fossero subito liberati dopo la firma della resa nazista. Infine, Wolff mise a disposizione le riserve d'oro sottratte dalla Banca d'Italia, probabilmente quello che era rimasto dopo che gran parte fu spartita tra nazisti ed i complici italiani(documento 6) .
Fu una resa incondizionata, ma solo sulla carta: i nazisti avevano ottenuto in pratica tutto quello che avevano richiesto, forse grazie anche ai molti lingotti d'oro della Banca d'Italia e ai milioni di valuta. I criminali di guerra (solo in Italia) hanno avuto l'impunità per tutti i crimini commessi e per le rapine perpetrate contro il popolo italiano. Il paradosso di questo sporco affare è che alcuni di questi, oltre all’impunità, vennero arruolati nella C.I.A., diventato direttore lo stesso Allen Dulles: Gauleiter Hofer, Sauckel Fritz, Karl Wiedmer, Eugene Dollmann, Walter Rauff, Clemens Has e Karl Has, quest’ultimo condannato unitamente a Priebke. Ma mentre questi deve scontare l’ergastolo, Has venne liberato. Forse proprio perché era entrato nella C.I.A.? In particolare, rimasero impuniti ex prigionieri, e poi volontari della Walffen SS composti da mongoli, russi (cosacchi), serbi, indiani, cechi, turcomanni, ecc., i quali non ebbero pietà di nessuno, ma uccisero, rapinarono e bruciarono case, violentarono numerose ragazze italiane e trucidarono perfino 280 sacerdoti, ai quali dopo aver legato loro il collo con il filo di ferro, sparavano alle ginocchia causandone l'impiccagione.
ANCHE IN QUESTA AMARA REALTA' IL PONTEFICE PACELLI HA MANTENUTO IL SUO AUTOREVOLE SILENZIO NONOSTANTE ROMA FOSSE DA MESI LIBERATA. (documento 7).
Da accertamenti che furono svolti nel periodo di guerra, e successivamente a fine conflitto, risulta che l'ex Console nazista Moellhausen si recò spesso a Lisbona dopo aver rapinato tutte le riserve d'oro e valuta alla Banca d'Italia. Tutto questo risulta anche scritto nel libro Villa Wolkonsky. Non sappiamo quanti lingotti d'oro e valuta abbia nascosto a Lisbona - oltre alla sua, forse c'era anche una parte riservata all'ex luogotenente del Regno Umberto di Savoia, barattata fra nazisti e il Re nel 1943 - come pure non sapremo mai se nelle 30 tonnellate finite in Svizzera c'era anche qualcosa per i figli di Umberto da sempre in quel posto residenti e cresciuti. Un dubbio sorge spontaneo: dove sono finite parte delle ricchezze della Banca d'Italia? La presenza dei Savoia, era un puro caso? E se lo era, perché Calvi di Bergolo, genero del Re, complice di Moellhausen nella rapina alla Banca, nell'aprile '45 era in Svizzera per garantire, unitamente a Wolff, l'americano Dulles della resa dell'esercito nazista in Italia?
È stata proprio la presenza di Calvi di Bergolo in quell'occasione a farci capire che: il Re d'Italia, inglesi, Weizsäker, Wolff, Mollhausen ecc. erano pienamente d'accordo di concludere la guerra nazista in Italia a loro beneficio, dopo le razzie delle riserve d'oro e milioni di valuta straniera alla banca d'Italia. Calvi di Bergolo, come commissario prefettizio, fu lasciato dal Re a Roma, per garantire affinché tutto andasse a buon fine, cosa che sarebbe stata difficile se non ci fosse stata l'opera del Vaticano. Da tener conto lo sfascio economico provocato all'Italia per aver fabbricato centinaia di tonnellate di carta-moneta - affinché i nazi-fascisti si mantenessero e svolgessero una "bella vita" - e per pagare profumatamente migliaia di spie che a fine guerra fecero incetta di terreni e beni immobili (documento 8). Da non dimenticare che queste trame furono la causa, solo nel Lazio, di oltre 40.000 morti, tra i quali molti ufficiali che credevano nel Re .
SVIZZERA - MARZO/APRILE 1945: RESA ESERCITO TEDESCO IN ITALIA
Il giorno 19 aprile 1945 si conclusero gli accordi segreti per la resa dell'esercito nazista in Italia, tra il generale delle SS Karl Wolff e il capo dei servizi segreti dell'OSS Allen Dulles, con mediatori italiani e svizzeri. Le trattative furono discusse e concluse ad Ascona, vicino alla frontiera Italo-Svizzera. Tuttavia, il primo incontro fra Wolff e Dulles avvenne stranamente il giorno 8 marzo a Zurigo, ove in precedenza erano state spedite da Moellhausen 30 tonnellate d'oro zecchino sottratte alla Banca d'Italia. Data la diffidenza di Dulles verso Wolff, il generale delle SS presentò alcuni notabili italiani che si erano fatti garanti della buona intenzione della resa dell'esercito tedesco: un importante sacerdote inviato da papa Pacelli, la vedova del duca D'Aosta, ed incredibilmente, il generale Calvi di Bergolo, genero del Re, che dette l'ordine alla Banca d'Italia di consegnare le riserve d'oro ai nazisti.
Altre garanzie date da Wolff furono di aver conservato per il re d'Italia la sua collezione di monete antiche dal valore di oltre cento milioni di franchi svizzeri in oro, e di aver concentrato 350 prigionieri Alleati a Mantova in modo che fossero subito liberati dopo la firma della resa nazista. Infine, Wolff mise a disposizione le riserve d'oro sottratte dalla Banca d'Italia, probabilmente quello che era rimasto dopo che gran parte fu spartita tra nazisti ed i complici italiani(documento 6) .
Fu una resa incondizionata, ma solo sulla carta: i nazisti avevano ottenuto in pratica tutto quello che avevano richiesto, forse grazie anche ai molti lingotti d'oro della Banca d'Italia e ai milioni di valuta. I criminali di guerra (solo in Italia) hanno avuto l'impunità per tutti i crimini commessi e per le rapine perpetrate contro il popolo italiano. Il paradosso di questo sporco affare è che alcuni di questi, oltre all’impunità, vennero arruolati nella C.I.A., diventato direttore lo stesso Allen Dulles: Gauleiter Hofer, Sauckel Fritz, Karl Wiedmer, Eugene Dollmann, Walter Rauff, Clemens Has e Karl Has, quest’ultimo condannato unitamente a Priebke. Ma mentre questi deve scontare l’ergastolo, Has venne liberato. Forse proprio perché era entrato nella C.I.A.? In particolare, rimasero impuniti ex prigionieri, e poi volontari della Walffen SS composti da mongoli, russi (cosacchi), serbi, indiani, cechi, turcomanni, ecc., i quali non ebbero pietà di nessuno, ma uccisero, rapinarono e bruciarono case, violentarono numerose ragazze italiane e trucidarono perfino 280 sacerdoti, ai quali dopo aver legato loro il collo con il filo di ferro, sparavano alle ginocchia causandone l'impiccagione.
ANCHE IN QUESTA AMARA REALTA' IL PONTEFICE PACELLI HA MANTENUTO IL SUO AUTOREVOLE SILENZIO NONOSTANTE ROMA FOSSE DA MESI LIBERATA. (documento 7).
Da accertamenti che furono svolti nel periodo di guerra, e successivamente a fine conflitto, risulta che l'ex Console nazista Moellhausen si recò spesso a Lisbona dopo aver rapinato tutte le riserve d'oro e valuta alla Banca d'Italia. Tutto questo risulta anche scritto nel libro Villa Wolkonsky. Non sappiamo quanti lingotti d'oro e valuta abbia nascosto a Lisbona - oltre alla sua, forse c'era anche una parte riservata all'ex luogotenente del Regno Umberto di Savoia, barattata fra nazisti e il Re nel 1943 - come pure non sapremo mai se nelle 30 tonnellate finite in Svizzera c'era anche qualcosa per i figli di Umberto da sempre in quel posto residenti e cresciuti. Un dubbio sorge spontaneo: dove sono finite parte delle ricchezze della Banca d'Italia? La presenza dei Savoia, era un puro caso? E se lo era, perché Calvi di Bergolo, genero del Re, complice di Moellhausen nella rapina alla Banca, nell'aprile '45 era in Svizzera per garantire, unitamente a Wolff, l'americano Dulles della resa dell'esercito nazista in Italia?
È stata proprio la presenza di Calvi di Bergolo in quell'occasione a farci capire che: il Re d'Italia, inglesi, Weizsäker, Wolff, Mollhausen ecc. erano pienamente d'accordo di concludere la guerra nazista in Italia a loro beneficio, dopo le razzie delle riserve d'oro e milioni di valuta straniera alla banca d'Italia. Calvi di Bergolo, come commissario prefettizio, fu lasciato dal Re a Roma, per garantire affinché tutto andasse a buon fine, cosa che sarebbe stata difficile se non ci fosse stata l'opera del Vaticano. Da tener conto lo sfascio economico provocato all'Italia per aver fabbricato centinaia di tonnellate di carta-moneta - affinché i nazi-fascisti si mantenessero e svolgessero una "bella vita" - e per pagare profumatamente migliaia di spie che a fine guerra fecero incetta di terreni e beni immobili (documento 8). Da non dimenticare che queste trame furono la causa, solo nel Lazio, di oltre 40.000 morti, tra i quali molti ufficiali che credevano nel Re .